Negli ultimi giorni sulla stampa si sono alternate notizie buone e meno buone sullo stato di salute del sistema universitario campano. Partiamo innanzitutto dalle notizie buone, che sono anche quelle con i dati complessivamente più aggiornati, ossia dai risultati della valutazione della qualità della ricerca che il ministero dell’Università esegue periodicamente sulla base dei risultati scientifici ottenuti dai vari atenei. In questa classifica le università campane hanno ottenuto dei risultati davvero lusinghieri, con alcune punte di eccellenza e miglioramenti generali che hanno portato ad un sensibile aumento della cosiddetta “quota premiale” del Fondo di Funzionamento Ordinario, ossia quella parte dei fondi che annualmente il ministero eroga e che viene attribuita sulla base appunto della qualità del lavoro dei docenti e dei giovani ricercatori.

Ma questa notizia non è una sorpresa: le nostre università sono vitali, sviluppano attività di ricerca di livello internazionale, e sono in grado di sostenere con competenze, idee, innovazioni il sistema produttivo della Regione, preparando sempre meglio i nostri giovani alle difficili sfide del mercato del lavoro. E la qualità dei nostri ragazzi, unita ad una propensione alla creatività ed al problem solving, è sempre più elemento qualificante e distintivo del nostro territorio. Ed è inoltre motivo di interesse per grandi player internazionali che investono sul capitale umano come la Apple, che ha voluto realizzare a Napoli il primo Hub europeo per la formazione di sviluppatori di nuova generazione.

Ma veniamo alle notizie meno buone o almeno a quelle che sembrano esserlo. Parlo della classifica degli atenei italiani che annualmente il Sole 24 Ore pubblica con un abituale strascico di polemiche con il mondo accademico italiano ed in particolare del Sud. Anche quest’anno in questa classifica gli atenei meridionali e della Campania figurano male, e quindi è naturale dover cercare di farne una analisi ed una comparazione con i dati ministeriali. Occorre dire che la classifica del Sole si basa su tutta una serie di parametri di valutazione, tra i quali anche quelli ministeriali sulla ricerca di cui parlavamo prima. Ma il quotidiano milanese ha deciso di usare i dati vecchie non quelli più aggiornati appena pubblicati; in secondo luogo, bisogna ricordare che gli altri parametri considerati sono estremamente sensibili a fattori che non sono legati agli atenei ma piuttosto al contesto economico nel quale sono inseriti.

A questo punto diventa fondamentale il ruolo della Regione che con interventi di policy talvolta diretti, altre indiretti, può contribuire in maniera significativa al miglioramento delle prestazio ni dei nostri atenei rispetto ai fattori di tipo territoriale. Ma andiamo con ordine. Rispetto agli indicatori quali placement e stage, il fattore determinante è la presenza sul territorio di un tessuto imprenditoriale capace di assorbire parte dell’offerta di studenti, laureati e ricercatori, ma anche la capacità del sistema universitario di relazionarsi in maniera strutturata e continuativa con questo mondo.

Da questo punto di vista, la Regione Campania, prima in Italia, ha varato la legge sulla Manifattura 4.0 che vede proprio nel potenziamento del rapporto ricerca-impresa, competenze digitali-competenze industriali, il volano di sviluppo per il nostro territorio.

I primi passi mossi in tal senso sono stati il lancio di 100 borse per ricercatori universitari finalizzate alla realizzazione di progetti di «open innovation» nei settori industriali identificati come strategici per lo sviluppo regionale e l’approvazione, a fine dicembre, di uno stanziamento di circa 13 milioni di euro a favore delle università campane per la creazione di laboratori didattici innovativi Nella stessa direzione è da intendersi il finanziamento di 1000 borse di studio (del valore di circa 7 milioni di euro) per i mille talenti – provenienti dalla Regione Campania e non – che nel prossimo triennio si formeranno alla Apple Academy e che contribuiranno con le loro app e con la loro propensione alla creazione di startup ad alto potenziale a rendere più competitivo il nostro territorio.

Particolare attenzione infine è stata posta dalla Giunta sul tema del Diritto allo Studio con lo stanziamento delle risorse necessarie alla copertura delle borse di studio per tutti gli studenti aventi diritto in Campania. Sul fronte della internazionalizzazione, la Regione con il programma Erasmus Plus – Mobilità Individuale in Campania, è l’unica in Italia ad aver finanziato con risorse aggiuntive proprie il programma europeo Erasmus. Con uno stanziamento complessivo pari a circa 4 milioni di euro per il prossimo triennio, ha rafforzato le azioni di mobilità per studenti delle Università campane dando maggiori opportunità ai ragazzi di avere un’esperienza di studio internazionale. Sempre nell’ambito della strategia di apertura internazionale del sistema regionale, va menzionato il programma Erasmus startup m Campania: circa 2 milioni di euro per il triennio 2017/2019 per la mobilità internazionale di startupper, spin off o aspiranti imprenditori campani presso università, incubatori, acceleratori, academy internazionali e altre strutture di supporto allo startup di impresa. Sul fronte trasporti, è stata garantita a partire dal 2016-con uno stanziamento di oltre 15 milioni di euro – la mobilità gratuita per tutti gli studenti campani. A questi sforzi vanno aggiunti quelli destinati alle residenze universitarie, settore in cui si sono già ottenuti risultati incoraggianti ma su cui ancora molto c’è da migliorare. Il lavoro da fare è ancora tanto, ma egualmente alti sono l’attenzione, l’impegno e la consapevolezza che questa giunta ripone sul tema delle competenze e della valorizzazione del capitale umano.

intervento pubblicato su Il Mattino di Napoli il 9 gennaio 2017

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